sabato 18 febbraio 2012

alf laila wa laila,

"Le mille e una notte", dal titolo originale in arabo: alf laila wa laila, è indubbiamente il classico della letteratura orientale più famoso e conosciuto in assoluto. Alcuni personaggi che animano le favole raccontate dalla principessa Shahrazàd fanno parte dell'immaginario di tanti bambini del mondo, come Alì Baba e i quaranta ladroni o Aladino con la sua lampada magica o ancora i viaggi di Sindbad il marinaio.
Il re Shahriyàr deluso ed infuriato per il tradimento della moglie concepisce un odio mortale per l'intero genere femminile. A causa di ciò egli ordina al vizir, che è anche il padre di Shahrazàd, di condurgli una vergine ogni notte: avrebbe passato la notte con lei e la mattina seguente ne avrebbe ordinato l'esecuzione. La strage continua per tre anni finché Shahrazàd bella, saggia e coraggiosa non si offre di passare la notte col re dicendo al padre: "O rimarrò in vita, o sarò il riscatto delle vergini musulmane e la causa della loro liberazione dalle mani del re e dalle tue".
Shahrazàd, per non essere messa a morte dal vendicativo re, per mille e una notte, tiene desta la curiosità del sovrano con i suoi racconti straordinari, ora incatenati l'uno all'altro come anelli di una collana, ora rinchiusi l'uno nell'altro come in un sistema di scatole cinesi. Quando Shahrazàd smette di raccontare, il re Shahriyàr ormai ha dimenticato per amor suo l'antico odio per le donne; il tempo e la fantasia l'hanno riconciliato con la vita. Shahrazàd ha salvato se stessa e ben più di mille e una fanciulla.
Questa la storia-cornice: una storia di per sé straordinaria, che offre Shahrazàd all'ammirazione di lettori, imitatori, poeti ed artisti. Shahrazàd è diventata per l'occidente la regina-madre di tutte le odalische che hanno popolato da secoli le letterature europee, le gallerie d'arte e i palcoscenici dei balletti.
Per il mondo arabo Shahrazàd è il simbolo della forza dell'intelligenza, del fascino della parola, del potere di seduzione e in questo senso Shahrazàd rappresenta tutt'altro che il modello dell'odalisca sensuale e passiva, caro all'immaginario occidentale. In realtà essa è una donna attiva, abile, astuta, artefice della propria salvezza e di quella delle altre donne, capace di suscitare amore nel sovrano e di conservare vivo in lui questo amore.

Arch. Anwar Chadli


le feste arabe

Durante l’anno ci sono molte feste attribuite alla religione islamica. Ci sono anche dei mesi che sono considerati mesi sacri.
Innanzitutto c’è la festa più “sentita” che si chiama la festa del “Feter” ,che si celebra al termine del Ramadan, periodo in cui tutti i Musulmani stanno senza bere e mangiare per tutto il giorno dall’alba fino al tramonto, per trenta giorni .Poi quando si celebra la festa del “Feter” la vita quotidiana ritorna normale.
C’è un’altra festa ugualmente importante e si chiama la festa del “Adha”, ossia il sacrificio del montone; ogni famiglia deve mangiare un montone che ognuno cucina nel modo più gradito.
Dopo due mesi dalla festa del “Adha” c’è un giorno in cui si celebra la nascita del profeta Maometto; questa festa è simile al Natale perché, in quel periodo, si regalano ai bambini dei giocattoli. Questo periodo è chiamato “Ahsura”.
Ci sono altre feste, che non sono importanti dal punto di vista religioso, ad esempio c’è la festa di “Sam-Sam” (nell’alfabeto italiano non esiste il suono che traduce esattamente la parola araba) che si svolge il 20 del mese di Sahban.
Quella mattina, tutti, anche gli adulti, si spruzzano con dell’acqua.
Questa festa è legata ad una leggenda del Marocco.
Racconta, la leggenda, che un profeta, quando era piccolo e si trovava con la sua mamma nel deserto, non avendo la sua mamma l’acqua, anche se aveva sete, si mise ad andare a gattoni fuori dalla tenda. Dopo un po’ prese a scavare con le sue manine nella sabbia e, da quella piccola buca, cominciò a sgorgare l’acqua. Arrivò la mamma che cominciò a dissetarsi e a lavarsi assieme al bambino.
Proprio in quel momento stava passando una carovana che, da giorni, non beveva molto. Anche questi cominciarono a bere e bere e lavarsi la faccia. Dopo qualche tempo l’acqua diventò troppa, allora tutti si misero a urlare dicendo all’acqua di fermarsi, pronunciando le parole “Sam-Sam”, che voleva dire “Fermati- fermati”, ma l’acqua non si fermò.
Ancora oggi l’acqua sgorga formando un lago. Questo lago si chiama Sam- Sam ed è nel deserto vicino alla città di Medina (nell’Arabia Saudita) dove si trova la tomba di Maometto e, ancora oggi, continua a dissetare le carovane che passano di là.
Allora, per ricordare questo avvenimento, il giorno 20, si usa spruzzarsi per tutta la mattina facendo finta che sia l’acqua miracolosa.                                                                                                                         Youssef El Hdirich

i piatti tipici

I piatti tipici della cucina araba

Cuscus alla marocchina – Stufato di agnello con ceci e fave, uvetta e verdura mista, con paprica e zafferano, prezzemolo, coriandolo, accompagnato da cuscus cotto a vapore.
Harissa – Salsa piccante utilizzata nel Maghreb, fatta con peperoncino pestato con aglio, coriandolo, menta e semi di cumino dei prati, condita con sale e olio.
Baba Ghannouj – Crema di melanzane arrostite e schiacciate insieme a crema di sesamo (tahina), succo di limone, olio, sale, prezzemolo. Utilizzata come antipasto.
Foul muddammas: antipasto tipico egiziano a base di favette bollite e condite con aglio tritato, sale, succo di limone, cipollotti tritati, pepe e olio; il tutto servito a parte con uova bollite tagliate a spicchi.
Hummus - Antipasto tipico libanese, è preparato cocendo i ceci su un soffritto di aglio, poi si schiacciano e si condiscono con cumino, limone, sale, peperoncino e prezzemolo.
Harina - Stufato di carne di montone e lenticchie aromatizzato con cannella e zafferano, prezzemolo e coriandolo. E’ la zuppa che i marocchini mangiano durante il ramadan.
Brik all’uovo - Il brik è una pasta sottilissima tipo pasta fillo. Si avvolge con questa pasta un composto di tonno, patate lesse schiacciate e prezzemolo, si aggiunge un uovo e si friggono in olio. Vengono servite con spicchi di limone.
Tadjine di cefalo - Si marinano i cefali con aglio, sale, olio e vari aromi, quindi si cuociono al forno con pomodori, peperoni, zafferano e zenzero, olio e parte della marinata.
Mansaf – Agnello allo yogurt preparato con cipolla e servito con pinoli fritti.
Mechoui – Agnello, montone, ma anche cammello o gazzella, condito e arrostito intero sulla brace.
Ardishawki mahshi – Carciofi ripieni di carne tritata condita con pinoli e fritti in olio.
Khubz – Pane piatto a lievitazione naturale, senza grassi.
Makroud – Dolce ai datteri preparato con una pasta di semola e olio farcita con un impasto di datteri, olio e cannella, fritti in olio.

e finalmente..... si mangia!!!!!

Dopo tanta fatica e studio che ne dite di due parole sul cibo e la cucina?  Araba naturalmente !


Il mondo arabo è accumunato dalla religione islamica, fondata da Maometto nel VII secolo d.C. Si estende in un vastissimo territorio che si affaccia sul mediterraneo, che possiamo dividere in tre parti: l'Africa nord-occidentale, occupata da Marocco, Tunisia, Algeria e Libia; l'Africa nord-orientale occupata da Egitto e Sudan; e il Medio Oriente, occupato da Arabia Saudita, Yemen, Siria, Libano, Palestina, Giordania, Iran e Iraq.
Questo territorio è caratterizzato dalla presenza di grandi zone desertiche, per lo più disabitate, e da zone fertili prevalentemente a ridosso dei grandi fiumi (soprattutto Nilo, Tigri ed Eufrate) e sulle coste, dove si sono sviluppati gli insediamenti umani.
La civiltà araba ha condensato nei secoli tantissime tradizioni delle popolazioni locali, da quelle dei faraoni a quelle dei Fenici, dei Greci e dei Romani. I Turchi hanno sicuramente dato un contributo notevole alla cucina araba, trasmettendo il proprio gusto per i dolci molto zuccherini, come gli Ebrei, che condividono con gli arabi alcune norme religiose sulle carni e sul digiuno.
Il Corano impone agli arabi alcune norme alimentari ben precise: il divieto di mangiare carne di maiale e in generale la carne macellata senza le corrette procedure. Il macellaio deve sgozzare l'animale e intanto pronunciare "bismillah", "in nome di Dio". Il nono mese del calendario musulmano è il Ramadan, il digiuno nelle ore diurne. In questo periodo i musulmani praticanti debbono astenersi, dall'alba al tramonto, da bere, mangiare, fumare e praticare attività sessuali. Chi è impossibilitato a digiunare (per esempio perché malato) dovrà recuperare il mese di digiuno successivamente.
Nella cultura araba il pasto è un momento con una grande valenza sociale: il cibo viene servito in quantità abbondante al centro di un tavolo basso e rotondo, su un unico grande piatto. Ci si serve con le mani, dopo averle lavate, e si pronuncia la parola "bismillah". Nel caso sia presente un ospite, la tradizione vuole che egli rifiuti ciò che gli viene offerto, e poi assaggi tutto quanto, esortato dal capofamiglia.
Le culture dei diversi stati del mondo arabo presentano ovviamente delle differenze, ma anche alcuni punti comuni: l'uso delle spezie e dei grassi e la sacralità del pane, elemento sempre presente in ogni pasto. La composizione del piatto è spesso molto simile, con differenze riguardo gli ingredienti di base: per esempio, il couscous viene utilizzato nel Maghreb, nel Mashreq il riso Basmati o Patna, in Libano e in Siria il burghul.
La cucina egiziana si caratterizza per le minestre a base di riso e per un legume, simile alla fava, chiamato foul muddammas.
In Libano e in generale in tutto il Medio Oriente si trova un'abitudine presente anche in Grecia: quella degli stuzzichini, chiamati mezzeh, accompagnati da una bevanda all'anice, l'arak. Anche in Maghreb troviamo simili antipasti, chiamati kemia, consumati prima del cuscus.
Le zuppe sono molto diffuse e molto profumate, a base di carne, cereali, legumi, soprattutto ceci, lenticchie e fave.
La carne ovina è la più apprezzata, seguita dal pollame. In alcune zone ci si nutre anche di selvaggina, costituita da gazzelle e altri animali, oppure di cammelli utilizzati per la soma e poi macellati.
Il pesce è molto diffuso visto che quasi tutti i paesi del mondo arabo si affacciano sul mare.
La frutta e la verdura sono quelle mediterranee: melanzane, pomodori, peperoni, carciofi, cetrioli e olive, agrumi, mandorle e pistacchi. Il clima favorevole consente la coltivazione delle banane e dei datteri, impossibili da coltivare nell'Europa mediterranea.
La pasticceria araba, molto famosa nel mondo, ha un gusto particolarmente dolce ed è piuttosto ricca di calorie a causa dell'uso massiccio di miele, datteri e mandorle. La cannella è la spezia più utilizzata nei dolci.
Tra le bevande più tipiche, troviamo il tè, il caffè e il succo di datteri.

i cimbali

 


la danza con i cimbali o sagat Un piccolo strumento che appassiona, non facilissimo da imparare ma superate le prime difficoltà è irrinunciabile
I sagat sono uno degli innumerevoli strumenti arabi, e uno dei più antichi, nasce in egitto circa tremila anni fa, sono 4 piattini di metallo che si mettono sul pollice e sul dito medio di entrambe le mani.
E’ necessario che la danzatrice conosca i vari ritmi della musica araba per poter ballare e suonare a tempo di musica, viene utilizzato sui seguenti ritmi: saidi, maqsoum, samai, fallahi, Karachi, malfouf e zar.
Lo strumento della ballerina orientale per eccellenza!
La varietà di nomi con cui sono chiamati questi semplici strumenti, generalmente di ottone (parenti o meglio precursori delle nacchere spagnole) dà un’idea della loro diffusione.
Poi avere un’idea di come si suonano … è relativamente semplice … utilizzarli efficacemente durante la danza … è decisamente un altro paio di maniche !
A proposito di idee: la prima cosa da fare con un paio di cimbali è sistemare l’elastico con il quale vengono “appesi” al pollice e al medio di ciascuna mano … pare banale ma le due dita non sono affatto “uguali” e perdere i cimbali o trovarsi con le dita blu non è per nulla”grazioso” :-)
Fatta questa semplice operazione avrete degli inseparabili e relativamente economici compagni per le vostre lezioni di ritmica araba
cimbali, detti anche più genericamente crotali, si chiamano sagat in arabo e zill in turco; sono piccoli strumenti a percussione molto usati in medio oriente. Data la semplicità della loro forma, sono strumenti molto antichi: le prime testimonianze della loro esistenza risalgono all'800 a.C.

Si tratta di due piattini metallici, solitamente di ottone, bronzo o rame, qualche volta d'argento, appartenenti alla famiglia degli idiofoni (gli idiofoni sono strumenti musicali il cui suono è prodotto dal materiale stesso di cui è fatto lo strumento senza far ricorso a corde o altri oggetti). Al centro presentano una cupola, al colmo della quale c'è un piccolo buco nel quale è fissato un elastico, con il quale i cimbali vengono fissati al pollice e al medio di ciascuna mano, fra l'unghia e l'ultima articolazione interfalangea. Si usano percuotendo il pollice contro il medio e riaprendo velocemente le dita per permettere al suono di diffondersi.

Sul dorso sono spesso decorati con incisioni.

Producono un suono squillante, più o meno grave a seconda dello spessore, del materiale e della dimensione che hanno.cimbali

Simili strumenti sono diffusi in moltissime regioni del mondo, dall'Africa, in cui troviamo più che altro crotali di legno, o in estremo oriente, in particolare nel Tibet, dove si trovano crotali più grandi, legati fra loro da una corda e vengono suonati percuotendoli con un bastoncino o una spazzola metallica.

I cimbali possono accompagnare la musica come strumenti a percussione veri e propri, oppure sottolineare molto semplicemente il tempo.

La danza con i cimbali era specialità caratteristica delle zingare egiziane Ghawazi.